“Però il gran da fare ordinario della corte, la cura più assidua, la fatica più diuturna consisteva nelle cacce del Re”. Da Caserta, ove risiedeva i primi mesi dell’anno, il Re partiva per le cacce di Torre di Guevara, Bovino e Venafro; per la Settimana Santa tornava a Napoli fino a metà settembre, quando iniziava la “campagna” contro i fagiani di Procida; quindi, a Portici, contro le pernici di Ottaviano; per la commemorazione dei Morti a Napoli. Per i diletti dell’augusto cacciatore sorgevano palazzi, strade, ponti ed interi villaggi: si dice che Ferdinando IV collaborasse attivamente anche alla produzione dei sudditi, che avrebbero popolato i cosiddetti “Reali Siti”, mentre Carolina si occupava del governo. Un momento della storia del Meridione forse eccessivamente mitizzato, ma non per questo meno affascinante: è l’epoca di Lady Hamilton e delle sue “attitudes” alla greca, degli scavi di Ercolano e della reggia di Caserta, delle ville vesuviane, del Regno più bello del mondo, e di un sogno liberale, finito nella più abietta restaurazione. Nella ricerca delle tracce di tanto splendore, ci misureremo con un secolo di scempi, a partire dalla ferrovia Napoli- Portici che, separando le ville vesuviane dal mare, iniziò il loro declino ed aprì la strada all’edificazione selvaggia di Parchi e giardini; l’esplosione della periferia napoletana, forse più devastante di quella romana (e comunque è una bella lotta); la difficile sopravvivenza di brandelli di paesaggio italiano, ove quarant’anni fa era ancora il paradiso terrestre.
